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ATTO 11 - (Estate 1987)
Mare-Radio..... Radio-Mare! Così andò avanti l'estate del 1987. A dire la verità molto più radio che mare, una tendenza che non poteva far altro che accentuarsi per tutti gli anni a venire.
Fare radio non era in verità solo andare "on air", ma un dirigere e gestire una via di mezzo tra la Pro-loco e l'Assessorato allo Sport del Comune.
In un paese dove, oltre di Calcio, ci s'interessava veramente a molto poco, ci trovammo a portare la bandiera di tutti gli sport eternamente e sistematicamente bistrattati e malcalcolati.... Pallacanestro, pallavolo, corse campestri e stracittadine, passeggiate in bici: tutto era buono per movimentare il "nostro mondo"!
Con e senza l'appoggio delle istituzioni... Che palla! Loro parlavano sempre e solo di Calcio!
Ci rendemmo conto di quella che sarebbe stata un'altra nostra regola di vita: "Chi fà da sè, fà per tre!". E così via a costruire canestri, a dipingere campi di gioco, a comprare fari per l'illuminazione notturna dei nostri piccoli eventi. Anticipando e sostenendo... Anzi, meglio, pensando di anticipare... "Non è possibile acquistare i materiali e le attrezzature necessarie.... Occorre fare delle variazioni di capitolo... Questione di qualche settimana... Prossima riunione di Giunta! ..."
Di rimborsi, non vedemmo mai una lira. Poco importa, negli anni ottanta, tra tornei, stracittadine e caccie al tesoro, Locri fu per un bel po' di anni la patria di tutti i teen-agers a caccia di divertimento.

ATTO 12 - (Giù a testa bassa.)
Arriva l'autunno del 1987. Quell'autunno si aprì con in testa due progetti da realizzare, entrambi connessi direttamente all'attività radiofonica. Occorreva migliorare la qualità del suono di Studio54 e la ricevibilità del suo segnale; e c'erano 2 soluzioni all'orizzonte!
Sul primo fronte, occorreva superare lo step "dell'autocostruito"; per la "cronica" mancanza di capitali tutta la "linea di produzione" dalla bassa frequenza all'alta frequenza - come già precedentemente raccontato - era stato arranciato inventandosi letteralmente le apparecchiature; e così anche i piatti, ricavati dallo smontaggio di 2 mangiadischi (si chiamavano così quelle coloratissime scatolette di plastica, nelle quali negli anni '70 inserivamo i vecchi 45 giri; una fessura dava proprio l'idea di una bocca...), uno della mia cara sorellina, e uno di qualche ignaro parente della nostra banda. Eliminato l'involucro, le meccaniche erano state "inchiodate" in delle cassette di legno, che almeno facevano pensare non ad un mangiadischi ma ad un giradischi. Pensate un po' che Hi-fi! Bè, per lo meno consapevoli, comprendemmo che bisognava evolversi.
Bello ed inventato per la soluzione sembrava fatto apposta Pietro Musmeci, lo straniero del team.
Diciotto anni, di Catania, ma con nonni locresi, "condannato" a trascorrere tutte le estati dai nonni a Locri, era stato tra i primi e principali attori del nostro film. Tra l'altro, il più competente di tutti, con grande dimestichezza per la musica e i suoi (per noi) straordinari marchingegni, Pietro era proprietario di uno dei più esclusivi DiscoClub di Catania, il mitico Medea 5: luci, specchi, grande amplificazione, ed ovviamente piatti!
Ancora: bè! Pietro non solo ci aveva svelato che il Medea, rinnovando la consolle, aveva mandato in pensione i suoi vecchi piatti, ma ci aveva anche promesso, che, alla prima occasione, ci avrebbe fatto avere questi famosi piatti...
E così, per aiutare "l'occasione", organizzammo io e Pietro (Parretta) una bella gita in Sicilia, più precisamente a Catania.... Saremmo tornati in radio con i piatti!
Prendemmo il "solito" treno, traghetto per Messina, e di nuovo treno per Catania. Avevamo, però, fatto i conti senza l'oste: il Medea 5 (e i piatti) non erano di Pietro, ma dei suoi genitori.. Tornammo a Locri esattamente come eravamo partiti! Anzi: con due 33 giri. Per rimediare alla terribile disillusione, a Reggio Calabria, in attesa del treno per casa, acquistammo i due dischi, uno di Gianni Togni e uno di Riccardo Cocciante. Sarebbe stato sentirsi un po' meno soli....

(continua ...)

scritto da Francesco Massara.
foto di Tommaso Massara, Pietro Parretta e Memmo Minniti.