ATTO
17 - (... automatizziamo!)
Altra estate, altri tornei, altre feste e divertimenti per animare le vacanze dei nostri ascoltatori...
In tanti ci si alternava ai microfoni, dalle prime luci dell'alba a notte inoltrata.
In questa fase era nata una sorta di gara per la realizzazione dei programmi più vari ed
originali, come "48ore per un record", nel quale il buon Domenico si "legò" alla consolle
per ben 2 giorni, raccogliendo invece un "record" di dolci, bibite, e il più vario e vasto ben di Dio, generosamente
inviato da decine di sostenitori e fans...
Fu proprio nell'87 che superammo quello che fino a quel momento si era confermato come l'inattacabile
problema della copertura delle ore senza personale in consolle; fino a quel momento avevamo
risolto utilizzando in funzione ciclica i piatti, sfruttando (... e distruggendo) i 33 giri, costretti a girare
per intere notti, pur di garantire musica "no stop" agli ascoltatori.
Era impensabile, per la nostra perenne verde situazione finanaziaria, pensare agli strasognati registratori
a bobine, quei fantasmagorici aggeggi, da sempre ammirati sulle riviste specializzate. In ogni caso,
trasformammo l'handicapp in punto di forza, puntando prima su delle semplicissime piastre autoreverse
(per quei tempi avveneristiche), con nastri da 240 minuti, che dopo qualche utilizzo diventavano anche
di 300 minuti, per l'inevitabile dislablazione del nastro, e poi sulla combinazione di più piastre autoreverse....
Non ci vollero molti mesi perchè le piastre diventassero multipiastre (cioè in grado di gestire più cassette, ciascuna) e
che anche queste finissero combinate con timer, per raggiungere
impensabili record di automazione, anche di 16 ore.
In realtà, tutta questa autonomia, in quell'epoca non era necessaria, ma negli anni successivi, si sarebbe rilevata
molto utile, per quello che il futuro ci avrebbe riservato.
E poi ancora tornei di basket, beach-volley, "Giochi sul mare" (una specie di giochi senza frontiere, organizzati, senza interruzioni,
per ben 11 anni), stracittadine a piedi e in bici, (tutti presi dal fervore, qualcuno propose anche di crearle riservate
alle vespe e ai vesponi...).
Non sarebbe poi neanche finita quì!
ATTO
18 - (... sempre + in alto! )
Arrivato l'autunno e l'inverno, con l'inevitabile ripresa delle giornate (non molte in verità) di acqua e di vento,
ci ritrovammo a riaffrontare il problema della nostra (unica) antenna di trasmissione, posta sulla terrazza
dei nostri studi.
Una cosa che che finora avevo trascurato di raccontare, è che, nei primi anni di radio, essendo l'unica
nostra antenna disposta all'interno di Locri, e quindi sul livello del mare, venne naturale e quasi
automatico cercare soluzioni che la portassero il più in alto possibile; più sù si andava, più lontano si arrivava!
Ci ritrovammo così a tirare sù tubi di quasi 20 metri, dallo spessore di un sottilissimo pollice, tenuti in piedi
da un ingarbugliatissimo sistema di bianchi tiranti; era davvero uno spettacolo, sopratutto di notte, osservare
dal basso, la tela concentrica di queste decine di funi, che sorreggevano i dipoli sospesi nel cielo.
Era bellissimo, ... ma delicatissimo!
E così bastavano semplici e piccole tempeste di vento, per tirarci giù tutti questi castelli tanto faticosamente
creati. Ed allora, imperturbabili, via a ricostruire tutto, a ricomprare i tubi, a riinventare le antenne,
e a tirare su il nuovo castello! Immaginate una terrazza piena di quindicenni, sedicenni, diciassetteni e diciottenni,
ciascuno a capo di una cima, con Pietro praticamente da solo a far leva con un supporto a V,
ad alzare verso il cielo queste antenne alte più di 18 metri, .. che nell'alzarsi si flettevano, si curvavano,
sembravano per essere lì, lì, per cedere, per spezzarsi, ma che alla fine, tira quì, spingi lì, raddrizzi quì,
finivano perfettamente in asse, pronte a ritrasmettere!
A furia di alzare, riabbassare, e rialzare, finimmo per diventare degli autentici ed infallibili professionisti.
Ma non volevamo che questa fosse la nostra specialità...
Occorreva un'idea (... ricordo che pensammo anche ai palloni aerostatici...)!
La soluzione arrivò da Tony, una delle colonne portanti in quei giorni di Studio54. Tony aveva il padre
funzionario dell'Enel, e facendo 1+1 fà 2, ci raccontò di vecchi tralicci inutilizzati, che occorreva smantellare,
ma che ancora, per mancanza di fondi, si trovavano "immacolati" nelle campagne periferiche della città.
Ai problemi finanziari dell'Enel, da ora in poi avremmo pensato noi!
Andammo subito dal papà di Tony.
Un'oceano di speranze si apriva davanti a noi!
(continua
...)
scritto
da Francesco Massara. foto di Tommaso Massara, Pietro Parretta e Memmo Minniti.
|
|